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A destra si trova invece la Cappella della Madonna dell'Intercessione o Cappella di Carlo IV (18) (nella foto 19), così chiamata perché il re di Spagna la fece abbellire durante il periodo di esilio nel convento (1814). Secondo la versione greca e romana, invece, Alessio, patrizio di Roma, dopo una vita da mendicante a Edessa, ritornò diciassette anni più tardi a Roma a casa del padre (che però non lo riconobbe): qui visse come mendicante per altri diciassette anni in un sottoscala. Visse 53 anni, morì il 9 settembre 1695”. Nel 977 papa Benedetto VII affidò la chiesa ad una comunità di monaci Basiliani, rifugiatisi a Roma insieme all'arcivescovo Sergio di Damasco, costretto dai Saraceni a fuggire dalla sua città. Alla morte del santo si sprigionò prodigiosamente un suono festoso di campane. Telefono: Mail: CONTATTI GENERALI: Ufficio Relazioni con il Pubblico 06.51.30.18.222 urp@santalessio.org Protocollo 06.51.30.18.557 protocollo@santalessio.org Dietro l'altare, entro la piccola abside, si trova una bella “Madonna con Gesù Bambino e due santi” del XIII secolo. Martirologio Romano: A Roma nella chiesa sul colle Aventino, sotto il nome Alessio si venera un uomo di Dio, che, come dice la tradizione, lasciò una casa ricca per diventare povero e mendicare in incognito l’elemosina. La navata sinistra inizia con la bellissima Cappella di S.Alessio (8) (nella foto 11), situata nella controfacciata. Sotto il portico è conservata la statua settecentesca di papa Benedetto XIII (2) (nella foto 4) realizzata nel 1752 ed eretta dal cardinale Angelo Maria Querini per celebrare il completamento del riordino barocco. Sotto il ciborio è custodito l’altare maggiore, anch’esso realizzato da Tommaso De Marchis e dedicato a S.Bonifacio, che conserva, dietro una grata, le reliquie dei Santi titolari, Bonifacio ed Alessio. Il transetto, sopraelevato di alcuni gradini, conserva, al centro, un bellissimo ciborio a cupola (15) (nella foto 15) del XVIII secolo, sorretto da colonne di marmo greco e realizzato da Tommaso De Marchis. L'opera rubata era stata realizzata da Carlo Gavardini tra il 1852 ed il 1860. Si accede alla basilica tramite un quadriportico in parte murato: sulla destra si trova una fontanella (nella foto 1) ornata da una cuspide triangolare con i ritratti di S.Alessio (a sinistra) e di S.Bonifacio (a destra), proveniente dalla chiesa medioevale di papa Onorio. Molto bello il chiostro (nella foto 25) realizzato nel corso del Cinquecento, a pianta rettangolare con sette arcate nei lati lunghi e sei nei lati corti con un pozzo ottagonale del 1570 al centro. Molto bello il pavimento che conserva ancora qualche decorazione musiva cosmatesca. Ai primi del Novecento fu rappresentata, in prosa, dai "Compagnons de Nôtre Dame" di Henri Ghéon. Segue l’altro monumento funebre del pittore impressionista Antonio Mancini (5) (nella foto 8), morto nel 1930. e poi la Cappella del Crocifisso (6) (nella foto 9) con pala d'altare anonima del XVIII secolo che raffigura il “Cristo Crocifisso”. Sulla lapide a terra la lapide ricorda: “A Dio Ottimo Massimo – Ossa di Metello Bichi Cardinale di Santa Romana Chiesa Senese”. Da segnalare che nel XVII secolo questa era la cappella funeraria della famiglia Guidi di Bagno, fatta realizzare dal cardinale Gianfrancesco Guidi di Bagno e soltanto nel 1850 dedicata a S.Girolamo. Visse 79 anni”. Il portale cosmatesco dell'epoca di Onorio III introduce all'interno della chiesa (nella foto 6), divisa in tre navate da pilastri ornati da paraste scanalate e capitelli corinzi e coperta con volta a botte: la decorazione della volta della navata centrale venne realizzata da Michele Ottaviani intorno alla metà del XIX secolo, mentre quella dell'abside e dei pennacchi della crociera da Carlo Gavardini nel medesimo periodo. L’icona, secondo la tradizione, sarebbe stata dipinta a Bisanzio e poi trasportata a Roma nel X secolo da Sergio di Damasco. Ma ora più di questo desidero che tu riposi in una placida pace, quella vera e buona che sola giova ai defunti e che da te, mentre vivevi, sempre fu desiderata: la vita, pace e riposo. Questo sito è stato realizzatoanche grazie alla pazienza di Rita. Leggermente arretrata si intravede la copertura a timpano della chiesa ed il bellissimo campanile romanico (nella foto 3) fatto costruire da papa Onorio III nel 1216. Alessio, noto anche col nome Sant'Alessio romano, detto "l'uomo di Dio" (Roma, IV secolo – Roma, 412), è stato un patrizio romano che rinunciò al matrimonio e alla mondanità per farsi mendicante. Altri restauri interessarono il complesso nel corso dei secoli successivi: nel 1216 la basilica fu interamente ricostruita da Onorio III, nel 1431 fu restaurata dai Gerolimini, alla fine del Cinquecento papa Sisto V la elevò a titolo cardinalizio, nel Seicento fu restaurata dal cardinale Guidi di Bagno ed infine nel 1750 dal cardinale Andrea Querini, che commissionò a Tommaso de Marchis anche l'ampliamento del convento e la nuova facciata della chiesa. Sul lato opposto del portico è situato il portale di accesso al convento (3) (nella foto 5). La cappella, invece, fu costruita dall'abate Angelo Porro nel 1674 e conserva la veneratissima Icona della Madonna di S.Alessio (nella foto 20), in quanto si riteneva che fosse la stessa che il Santo avesse venerato già ad Edessa dove si era recato per abbandonare gli agi della casa paterna e vivere in povertà, chiamata anche Madonna dell'Intercessione perché derivante dal genere delle scene pittoriche in cui si invoca la misericordia di Cristo giudice. Sull'altare marmoreo si trova un tabernacolo cinquecentesco realizzato con pregiati marmi differenti. Sul pavimento dinanzi alla cappella si trova la duecentesca pietra tombale del diacono Pietro Savelli (19) (nella foto 21), la cui famiglia aveva sull'Aventino una rocca. Di notevole interesse storico-artistico è il monumento funebre di Eleonora Boncompagni Borghese (7) (nella foto 10), opera di Andrea Fucigna su progetto di Giovan Battista Contini proveniente dalla demolita chiesa di S.Lucia dei Ginnasi. Con l’ausilio della pianta della chiesa (nell’immagine 2) iniziamo la visita dal portico (1) (nella foto sotto il titolo) che presenta sei eleganti colonne inserite nei pilastri, i quali inquadrano cinque archi a tutto sesto, di cui quello centrale, leggermente più grande, è sormontato da un timpano. Degno di menzione è il pozzo ottagonale (10) (nella foto 13), situato tra il secondo e terzo pilastro, chiuso da un pesante coperchio in legno dall’orlo levigato dallo sfioramento delle mani dei fedeli, fatto in devozione di S.Alessio, in quanto questo sarebbe il pozzo presso il quale il Santo, ospite anonimo delle sue case, attingeva l’acqua ogni giorno per la famiglia che gli prestava ricovero. Venne rappresentata l'8 febbraio 1634 nel teatrino di palazzo Barberini ed ebbe enorme successo. Tornato alla propria dimora povero ed invecchiato, non fu riconosciuto da nessuno ed il padre, credendolo un povero pellegrino, gli concesse alloggio in un sottoscala, dove Alessio visse i restanti giorni della sua vita: nel momento stesso in cui morì, tutte le campane di Roma suonarono miracolosamente. La Chiesa cattolica lo venera come santo e lo ricorda il 17 luglio. : protocollo@pec.santalessio.org, Attività Ludico Motorie e Ricreative - Calendario 2019-2020, Collaborazione con studenti e ricercatori, Amministrazione Trasparente fino al 11.11.2019, Albo Operatori Economici Beni, Lavori, Servizi e Forniture, educatividomiciliariterritoriali@santalessio.org, Sportello Legale HCP 2017 (Tommaso Mirri), Responsabile Protezione Dati (Massimo Virgilio). La chiesa di S.Alessio (nella foto sopra) risale al III o IV secolo, quando fu edificata sul luogo precedentemente occupato, secondo la tradizione, dalla casa del padre di Alessio, Eufemiano, ed originariamente dedicata soltanto a S.Bonifacio di Tarso, il patrizio romano martirizzato a Tarso di Cilicia (Anatolia) nei primi anni del IV secolo. Per testamento eredi edificarono. Davanti all'altare si trova anche una cattedra (nella foto 24) in continuazione di un sedile in muratura che corre lungo il perimetro della cripta. Secondo la leggenda siriaca, Alessio, figlio di Eufemiano e Agalé, era un patrizio di Costantinopoli, fidanzato con una donna virtuosa che convinse, la sera delle nozze, a rinunciare al matrimonio. Al suo interno sono conservate due campane, una del 1605, fusa da Francesco Beltramelli, l’altra del 1637, opera di Simone e Prospero de Prosperis di Norcia. © 2013 Centro Regionale S. Alessio - P.Iva 02042591004Viale C. T. Odescalchi, 38 - 00147 RomaMail: protocollo@santalessio.orgP.E.C. Nel 986 l'edificio venne dichiarato basilica e dedicato anche a S.Alessio, sulla cui casa paterna, come sopra menzionato, era stato costruito. L’opera, realizzata da Andrea Bergondi nel XVIII secolo, raffigura “S.Alessio assistito dagli angeli al momento del trapasso” ed è costituita dalla statua in gesso raffigurante il Santo morente ed un reliquiario monumentale, in vetro e legno dorato, disposto in diagonale tra quattro colonne di spoglio in granito con capitelli corinzi, che contiene la scala lignea della casa paterna sotto la quale la leggenda vuole che il … L’opera, realizzata da Andrea Bergondi nel XVIII secolo, raffigura “S.Alessio assistito dagli angeli al momento del trapasso” ed è costituita dalla statua in gesso raffigurante il Santo morente ed un reliquiario monumentale, in vetro e legno dorato, disposto in diagonale tra quattro colonne di spoglio in granito con capitelli corinzi, che contiene la scala lignea della casa paterna sotto la quale la leggenda vuole che il Santo abbia vissuto e vi sia morto. https://it.wikipedia.org/w/index.php?title=Alessio_di_Roma&oldid=116105283, Voci biografiche con codici di controllo di autorità, licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo, bastone, stuoia, scala, croce, foglietto o lettera, moribondi, mendicanti, campanari e portieri. Avendo Alessio prestato a lungo servizio presso l'ospedale di Edessa, nel XIV secolo i Lollardi di Anversa presero il nome di Alessiani e, nel XVII secolo, i Fratelli Celliti gli intitolarono la chiesa del loro convento di Aquisgrana e iniziarono a chiamarsi Alessiani di Aquisgrana. Ad Edessa, poco prima di morire come mendicante in un ospedale, rivelò di appartenere ad una famiglia nobile romana e di aver rifiutato il matrimonio per consacrarsi a Dio; così gli furono tributati gli onori degli altari. La leggenda è giunta fino a noi dopo numerose interpolazioni di scribi, giullari, cantastorie (dimostrato da il "Ritmo", uno dei documenti più antichi dell'italiano volgare), trovatori e comici, fino ad essere musicata da Stefano Landi su libretto del cardinal Rospigliosi.

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